Possiamo fare un breve riepilogo di quel che è successo nell’ultimo periodo?
Negli ultimi mesi abbiamo lavorato per fare pressione sul Consiglio Regionale affinché modificasse la legge elettorale vigente. Questa nostra iniziativa è derivata dalla necessità di ricondurre la Sardegna verso l’alveo delle democrazie e dalla volontà di costruire un’alternativa al monopolio italiano. La nostra Isola infatti ha caratteristiche storiche e istanze politiche che il bipolarismo italico non può contenere. Con iRS e Torra abbiamo lanciato la proposta di riforma della legge elettorale, nella convinzione che una battaglia comune potesse avvicinare le organizzazioni indipendentiste in vista di un obiettivo anche strumentale al momento elettorale. Questo tentativo, come è noto, non ha purtroppo funzionato. Infatti inspiegabilmente diverse organizzazioni indipendentiste non hanno aderito alla proposta di riforma.
Cosa fare quindi?
Abbiamo più volte sostenuto di voler riempire uno spazio politico lasciato vuoto dal sistema di potere che tutto pretende di assorbire. Per fare questo noi di ProgReS dal mese di ottobre 2022 abbiamo chiesto alle altre organizzazioni storiche dell’indipendentismo sardo di intraprendere un percorso finalizzato alla costruzione di un blocco natzionale, includendo in esso tutti gli indipendentisti di buona volontà. Purtroppo però questa opzione si è arenata per le ragioni che i protagonisti conoscono.
Da quel momento in poi ognuno si è mosso in maniera disordinata, nel tentativo di ritagliarsi un proprio spazio di agibilità politica. Da parte nostra, ritenendo non percorribili proposte aggregative generose quanto caotiche, abbiamo deciso di intraprendere un dialogo, reso subito pubblico, con chi in Sardegna rappresenta opposizione sociale e politica al sistema di potere polarizzato che si autorigenera attraverso un meccanismo di finta partecipazione democratica.

Non rischiate di perdere la vostra specificità?
Noi non siamo disposti a rinunciare ad una virgola delle nostre posizioni ma il momento drammatico che stiamo vivendo noi sardi deve essere affrontato con lungimiranza. Noi di ProgReS abbiamo sempre prediletto formule politiche innovative, senza mai cadere nell’incoerenza. Così stavolta riteniamo che promuovere un progetto che coinvolga le istanze, le rivendicazioni e le lotte della nostra gente possa ridare speranza a chi l’ha persa.
Questa operazione politica è possibile realizzarla con chi contrasta l’esistente, non con chi ha creato la situazione che ora si vorrebbe cambiare. Possiamo farlo con la brava gente, non con i lestofanti. Tutto ciò nel pieno rispetto per le proprie storie e aspirazioni e nella speranza di poter svolgere un ruolo di stimolo per un processo di partecipazione popolare che vada oltre i partiti.
Cosa potete dire ai vostri simpatizzanti per tranquillizzarli sul fatto che il vostro indipendentismo rimarrà coerente con se stesso?
La questione dell’alleanza con i partiti italiani a mio avviso va risolta in questo modo: ci sono partiti italiani e tanti partiti sardi che non riconoscono il diritto dei sardi all’autodeterminazione ma soprattutto non condividono i temi storici dei partiti indipendentisti (occupazione militare, bilinguismo, superamento dell’autonomismo novecentesco, gestione energetica autonoma e funzionale agli interessi dei sardi, riforma della legge elettorale, sanità pubblica, diritto alla mobilità etc). È del tutto evidente che con queste entità italiane e sarde non è possibile alcun dialogo costruttivo, neppure in termini elettorali.
Vi sono invece pochi partiti italiani, e più precisamente le loro componenti “regionali” in Sardegna, con i quali è possibile un dialogo perché condividono questi temi e sono portatori di una visione alternativa di società che va contro il liberismo che nutre il colonialismo anche in Sardegna.
Sfumato il blocco nazionale, con quale spirito affrontate questa esperienza?
Rimane da capire perché i partiti indipendentisti non riescano a creare un blocco natzionale. Credo però che anche le nazioni senza stato, come la nostra, abbiano diritto ad un pluralismo e a una dialettica democratica che dà vita a diverse offerte politiche, le quali spesso non riescono a trovare quella giusta composizione per un progetto comune. Fermo restando che lavorare per trovare spazi di condivisione non è mai tempo perso e che continueremo a promuovere il dialogo.