Come ti mistifico il patriottismo

di Gianluca Serrenti

Verrò subito al dunque, senza premesse o preamboli verbosi o superflue circonlocuzioni e perifrasi. Alcuni giorni or sono è andata in scena a Carbonia una miserrima patetica rappresentazione che ha visto, come coprotagoniste del tutto inconsapevoli e innocenti, alcune classi di bambini (tra infanzia e primaria) della scuola Deledda-Pascoli (tipico esempio, nella denominazione, di forzata e innaturale unione di istituti, prassi oramai consueta e caratteristica della realtà italiana), ricevute in municipio dall’esimio sindaco e satelliti, dietro (a quanto si apprende) richiesta del dirigente scolastico per celebrare con tanto di bandierine tricolori la ricorrenza dell’unità d’Italia (17 marzo 1861) in un tripudio di grondante orgoglio patriottico.


Fermo restando che per noi il 17 marzo è e rimarrà sempre e soltanto il giorno di San Patrizio, patrono dell’Isola – nostra sorella aggiuntiva – d’Irlanda, è chiaro e lampante che in questo caso, trattandosi di glorificare e magnificare l’immagine della prestigiosa Italia, i protagonisti veri di tale messinscena, solerti e zelanti burocrati passacarte di Stato, sostenuti dal puntuale scrivano a ore di turno, il quale, partecipe del medesimo pervasivo sentimento, ha riportato la notizia del fenomenale evento, non si rimpallino la responsabilità facendo a scaricabarile ma, al contrario, si attribuiscano il merito di tale eroica azione a beneficio della loro imperitura memoria.


Ma al di fuori e al di là della trita e triste retorica di facciata, la realtà vera è la strumentalizzazione di quei piccoli bimbi ignari a cui evidentemente è già stato fatto un cospicuo lavaggio del cervello all’insegna della spoliazione e deprivazione culturale, processo ben noto e consolidato, in Sardegna, di negazione, rimozione e mistificazione dell’essenza, identità, lingua, storia di un intero popolo, portato avanti incessantemente dallo Stato italiano con, assai spesso (spiace dirlo), la complicità e connivenza degli stessi insegnanti che per ignoranza, pavidità, opportunismo agiscono come longa manus dell’oppressore.


Per tutti costoro, che infaticabilmente hanno operato e tuttora operano per la cancellazione delle peculiarità uniche della civiltà dei Sardi, immancabilmente il tribunale della Storia troverà la pena adatta. Noi intanto restiamo qui a vigilare, presidiare e denunciare queste minime enormità che ci offendono nel più profondo del cuore.

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