“Dare vita alla Nazione”. Analisi e auspici di Talamoni per il 2022

Pubblichiamo la traduzione dell’editoriale di Jean-Guy Talamoni, ex presidente dell’Assemblea di Corsica, pubblicato sul numero di gennaio di U Ribombu, il mensile di Corsica Libera. Il testo affronta il tema dello status istituzionale dell’Isola alla luce della decisione unilaterale degli autonomisti còrsi di non rinnovare l’esperienza del governo nazionale assieme agli indipendentisti in barba al decennale accordo sottoscritto in precedenza. Talamoni sprona gli indipendentisti a “dare vita alla nazione” e a non dimenticare gli insegnamenti della storia. (fp)


di Jean-Guy Talamoni

Il 2022 inizia in una situazione molto diversa da quella che abbiamo vissuto un anno fa. In questo lasso di tempo la maggioranza nazionalista che aveva suscitato tante speranze nel 2015 e nel 2017 è andata in frantumi. Corsica Libera non ha alcuna responsabilità in merito: è una scelta che è stata fatta in modo unilaterale dai suoi alleati. E ne prendiamo atto. Sarà la storia a giudicare e scommettiamo che sarà severa verso coloro i quali hanno provocato questo disastro, lasciando la mano dei propri alleati per tenderla a Parigi.

sarà la storia a giudicare e scommettiamo che sarà severa

Dobbiamo ricordarci di questi fatti. Perché dimenticare gli insegnamenti del passato porta inevitabilmente a vicoli ciechi: perdunà hè da cristiani, dimenticà hè da bestia. D’altra parte il rancore e il risentimento non possono che essere banditi perché si trasformano in ostacoli. La Corsica ha bisogno di fare passi in avanti. Vogliamo quindi con decisione il nostro sguardo verso il futuro e quindi prendiamo le cose per quello che sono e non per come vorremmo che fossero.

Analizziamo la strada percorsa in questi ultimi decenni: all’inizio degli anni ‘70 la nazione corsa era sul punto di scomparire. Una nazione sopravvive solo grazie alla volontà dei suoi membri. In quel momento solo un piccolo gruppo di còrsi condivideva la coscienza nazionale che costituisce il cemento di una collettività umana unita e coerente, fedele alla sua vocazione storica.

U miraculu di u settanta”, come veniva chiamato, cambiò radicalmente il corso degli eventi interrompendo la cronaca di una sparizione annunciata.

Gli anni successivi sono stati caratterizzati da lotte, drammi e talvolta da errori. In ogni caso hanno permesso ai còrsi di alzare la testa e alla nazione di risvegliarsi dal suo lungo letargo. Sicuramente molti sono stati coloro che hanno apportato il loro contributo al cambiamento. Ma come sempre e in ogni luogo nella storia del mondo, in presenza di una situazione di dominio, la parte più impegnata del popolo ha assunto un ruolo determinante nella lotta.

È così che sono stati conquistati dei passi in avanti, che il nostro patrimonio naturale è stato relativamente preservato, che la famosa “battaglia culturale” è stata condotta con esiti positivi.

Oggi possiamo dire di aver vinto la battaglia fondamentale: la nazione è una realtà viva e condivisa da una grande maggioranza di còrsi. E questo è l’importante.

la nazione per esistere non ha bisogno di un’autorizzazione parigina

La nazione, per esistere, non ha assolutamente bisogno di un’autorizzazione parigina, né di una “autonomia di pieno diritto e di pieno esercizio”. Un aggiornamento dello status istituzionale della Corsica sarebbe sicuramente benvenuto ma dovrebbe essere valutato non in base alla sua definizione bensì in base all’estensione dei nuovi diritti che darebbe ai còrsi.

Per di più il nuovo status istituzionale non può che essere pensato come una tappa verso l’unico obiettivo istituzionale degno di essere perseguito da chi vuole appartenere alla nazione: la completa sovranità. Non si può incensare ipocritamente gli indipendentisti catalani, scozzesi o kanak e poi rifiutare l’idea dell’indipendenza per il proprio Paese.

Senza attendere i passi in avanti istituzionali che dovremmo riuscire a strappare – senza mendicarli – facciamo vivere pienamente la nazione.

Le principali istituzioni isolane sono attualmente votate alla mera amministrazione, la cui qualità dovrà essere peraltro valutata. Spetta ai còrsi che considerano la legalità francese come straniera e transitoria conquistare giorno per giorno pezzetti di sovranità. Dare vita alla nazione significa costruire, d’ora in avanti, giorno per giorno, attraverso l’autorganizzazione; significa rifiutare ciò che non ci conviene, se necessario con la disobbedienza civile.

il solo contratto sociale valido è quello che ci lega ai nostri connazionali

Dare vita alla nazione consiste anche nel ricordare che la legge francese, che è una effettiva realtà in Corsica e che spesso ha effetti nefasti, non ci vincola in alcun modo sul piano morale. Il governo francese stesso viola con disinvoltura la sua propria legge, come succede per la questione dei prigionieri politici. Perché dovremmo essere tenuti a rispettare questa legge in ogni situazione? Il solo contratto sociale valido è quello che ci lega ai nostri connazionali. Le sole regole che ci vincolano sono quelle che ci impone l’etica, lo spirito di umanità e l’interesse superiore della nazione.

In questo nuovo anno l’unica decisione da prendere è dare vita alla nazione, senza perdere tempo.

Concludo queste poche righe come facevano i nostri antenati. Nonostante fossero colpiti da difficoltà di ogni tipo concludevano i loro scritti politici con queste parole: campate felici!

À tutte è tutti, precu a pace, a salute, l’amore è a libertà!

Artìculu prus bètzuGreenPass e mobilità. Sicilia ribelle, Sardegna silente. SOS agli eurodeputati.
Ateru artìculuUn’alchimia al contrario: dalla nazione alla regione