La Scozia vuole sapere se ha potere di indire referendum. La Corte Suprema tergiversa

Qualcuno a Edimburgo stava aspettando una risposta chiara dall’apparato giudiziario britannico per capire se puntare tutto su un referendum legale o se optare per elezioni plebiscitarie.

Nicola Sturgeon, indipendentista dello SNP a capo del Governo scozzese, è stata delusa nelle sue speranze: la Corte Suprema di Londra ha scelto di temporeggiare e di non farsi carico del suo ruolo di arbitro che risolve i conflitti tra poteri all’interno del Regno Unito. Ad oggi è impossibile capire se la Scozia è autorizzata a indire un referendum legale e vincolante senza il consenso del governo di Londra.

I piani scozzesi

Secondo i piani di Edimburgo il referendum si terrà il 19 ottobre 2023 ma l’ex primo ministro britannico Boris Johnson e la sua succeditrice Liz Truss si sono opposti duramente a che ciò avvenga. Di fronte a questo disaccordo politico Nicola Sturgeon, per evitare sterili dibattiti politici sulla legalità, ha preso in considerazione l’impugnazione legale delle decisioni delle istituzioni del Regno, ricorrendo al ruolo del Lord Advocate, massimo funzionario legale della Scozia, presso la Corte Suprema britannica.

Il governo scozzese ha sempre affermato, anche prima del referendum del 2014, di avere nel suo Parlamento il potere di convocare un referendum di indipendenza. Ma in occasione del primo referendum i governi delle due nazioni avevano scelto di non aprire vertenze legali e il referendum era stato autorizzato.

Il Parlamento scozzese

L’autogoverno

Quando nel 1998 la Scozia ha recuperato il suo autogoverno grazie alla devolution di Tony Blair il parlamento britannico ha conservato per se stesso i poteri “sull’Unione dei Regni di Scozia e Inghilterra”. In questo senso il governo britannico sostiene che le autorità scozzesi non possono organizzare referendum su questo tema. Al contrario la Scozia dice che anche se non può legiferare sull’indipendenza può organizzare una consultazione per conoscere l’opinione dei cittadini.

Opinione o politica?

Il progetto di legge di Sturgeon dice che “l’obiettivo del referendum è conoscere l’opinione del popolo sul fatto se la Scozia deve essere un paese indipendente o no”. Un referendum consultivo quindi, che non ha effetti sull’Unione anglo-scozzese. Il tribunale britannico avrebbe dovuto  decidere se lo scopo del referendum in progetto è quello di conoscere l’opinione degli scozzesi senza effetti legali o se invece il referendum è lo strumento per arrivare all’obiettivo dell’indipendenza.

Corte Suprema del Regno Unito

Due esiti previsti

Nel caso in cui la Corte Suprema avesse dato ragione alla parte scozzese il governo di Edimburgo avrebbe approvato immediatamente la legge per il referendum che se fosse stato vinto dal Sì avrebbe inaugurato una fase politica e legale agitata e convulsa perché i provvedimenti per ottenere uno Stato indipendente sarebbero dovuti essere approvati dai parlamenti di Scozia e Regno Unito.

Nel caso in cui il tribunale invece avesse respinto le tesi scozzesi e avesse sancito che le autorità di Edimburgo non hanno il potere di legiferare sul referendum si sarebbe aperta una tappa politica incerta. Infatti da un lato la Prima Ministra scozzese ha detto chiaramente che non avrebbe organizzato un referendum unilaterale senza valore legale né riconoscimento internazionale; dall’altro ha proposto di trasformare le elezioni britanniche in un referendum de facto in occasione del quale lo SNP si presenta con un unico punto nel programma elettorale: l’indipendenza. Scelta avallata anche dagli altri partiti indipendentisti: i Verdi scozzesi e il partito Alba, dell’ex premier scozzese Alex Salmond.

L’esito reale

Sembra che invece la Corte abbia scelto di ascoltare le parole dell’avvocato generale di Scozia, Lord Stewart, il rappresentante del Regno Unito nelle questioni di diritto scozzese. Secondo Stewart la questione giudiziaria è prematura e quindi il tribunale non deve esprimersi su un progetto di legge che non è stato ancora approvato dal parlamento scozzese o trasmesso allo Stato.

La strategia utilizzata dal rappresentante del governo del Regno Unito presso l’Alta Corte è stata molto chiara: il dibattito è stato evitato ad arte, impiegando diverse ore nell’illustrare che Edimburgo non ha ancora approvato il Referendum Act e che quindi è prematuro discuterne. Londa preferisce astenersi, andare fuori tema per non parlare del nocciolo della questione.

Il rappresentante legale scozzese ha chiesto alla Corte di svolgere il suo ruolo di Corte di Giustizia, non di corte politica: i giudici devono concentrarsi sull’effetto giuridico della proposta di legge referendaria, non sulle conseguenze indesiderate che potrebbe avere.

Il rappresentante del Regno Unito invece ha difeso il contrario: il giudice deve tenere in considerazione il risultato del disegno di legge, guardare agli obiettivi politici del governo che lo presenta, cioè promuovere l’indipendenza e rompere l’Unione.

La rappresentante dell’Esecutivo inglese, Liz Truss, ha affermato che solo il governo del Regno Unito può emanare leggi su questioni costituzionali. “Il bene in questione è l’Unione di Scozia e Inghilterra, che è uno degli elementi essenziali della costituzione del Regno Unito e in questo c’è già la risposta al fatto che il parlamento scozzese non possa legiferare in merito”.

Il succo della questione, come già avvenuto in occasione di altri dibattiti costituzionali tra nazioni e Stati, è che l’organizzazione di una eventuale discussione istituzionale spetta al governo britannico in quanto “questo dibattito riguarda l’intero Regno Unito, l’impatto e le conseguenze dell’indipendenza scozzese si farebbero sentire in tutto il Regno Unito e tutte le parti sono interessate alla questione, non solo la Scozia”.

Nulla di fatto in Corte Suprema.

Manifestazione per il Sì al referendum di autodeterminazione

La realtà incombe

Ma presto o tardi arriverà comunque il momento di affrontare questo problema, di andare fino in fondo alla questione, tenendo in considerazione la volontà politica del governo scozzese e non dimenticando la delicate situazioni irlandese e gallese: nel primo caso il sostegno all’idea della riunificazione dell’Isola sta crescendo; nel secondo caso l’appoggio all’idea indipendentista è in ascesa. E in ogni caso il problema politico scozzese andrà risolto entro il 19 ottobre 2023. Qualcuno a Edimburgo ha in programma qualcosa.

Fonti: El Pais, The National, Vilaweb, Gara, El Nacional
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