Nord Irlanda, quali prospettive cinque mesi dopo le elezioni

di Gianluca Serrenti | torrasardigna.org

A poco più di cinque mesi dalle elezioni del 5 maggio 2022 sulla sponda irlandese del Regno Unito, tenutesi per il rinnovo del Parlamento locale (Northern Ireland Assembly), si registra tuttora uno stallo nella formazione del nuovo esecutivo che dunque risulta ancora vacante, non essendosi trovata, chiaramente, una soluzione di compromesso che consenta ai due maggiori partiti sanciti dalle urne di inaugurare questa nuova stagione condivisa. 

Giova pertanto ricordare, con una breve cronistoria, il percorso tracciato dalle suddette elezioni, le quali hanno fatto registrare un risultato che tutti gli analisti e commentatori sono d’accordo nel definire storico. Infatti per la prima volta dal 1921, anno di nascita dell’Irlanda del Nord (creata, dopo che l’IRA di Michael Collins aveva costretto il governo britannico a trattare, con 6 delle 9 contee formanti la provincia dell’Ulster), un partito che non sia unionista ha ottenuto la maggioranza dei seggi a Stormont. 

Le leader dello Sinn Féin Michelle O’Neill e Mary Lou McDonald

Mi riferisco ovviamente ai nazionalisti del Sinn Féin, la cui candidata eletta Michelle O’Neill (che con un’altra donna, Mary Lou McDonald, dirige il partito) risulta tuttora la premier in pectore in quanto riceverà con ogni probabilità l’incarico di primo ministro alla guida di un nuovo esecutivo, dopo che il precedente, Paul Givan (di cui la stessa O’Neill era vice, trattandosi di una carica congiunta), si era dimesso a febbraio facendo cadere l’intero governo. Una mossa, questa, facente parte della protesta del DUP (Democratic Unionist Party) contro il Protocollo per l’Irlanda del Nord, accordo siglato tra UE e Regno Unito per garantire liberi scambi commerciali attraverso il confine terrestre irlandese anche dopo la Brexit

Reazioni internazionali alla crisi di governo ed al suo esito non hanno tardato ad arrivare, come quelle del primo ministro irlandese e del Dipartimento di Stato USA i quali hanno concordato nell’augurarsi un nuovo esecutivo basato sul potere condiviso. 

Per tornare dunque al contesto delle elezioni dopo la sintesi dell’antefatto, in dettaglio lo Sinn Féin ha ottenuto 27 seggi, sancendo il sorpasso rispetto al DUP (25) e contro i 17 dell’APNI (Alliance Party of Northern Ireland), i 9 dell’UUP (Ulster Unionist Party), gli 8 dell’SDLP (Social Democratic and Labour Party) ed infine i restanti 4 di altre formazioni. 

“Il mio impegno è lavorare attraverso la partnership e non la divisione. Lavoreremo con coloro che servono tutte le altre prospettive politiche, mostreremo rispetto e ci attendiamo che ci venga mostrato rispetto” ha dichiarato O’Neill dopo la sua elezione, mentre in precedenza aveva affermato che si trattava di un voto di vero cambiamento e di un momento determinante per la politica e il popolo nordirlandese, l’inizio di una nuova era con l’opportunità di ripensare le relazioni all’interno della società su una base di equità, uguaglianza e giustizia sociale. 

Tra le reazioni giunte in seguito al trionfo del Sinn Féin, spicca senza dubbio, dal nostro punto di vista, quella del primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, la quale ha twittato, congratulandosi per la vittoria, l’auspicio che il governo dell’Irlanda del Nord riprenda a funzionare presto. 

La leader dello Sinn Féin Michelle O’Neill e il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon

Con i nazionalisti al potere dunque, non essendo certo un mistero che il fine ultimo del Sinn Féin è fare in modo che l’Irlanda del Nord lasci il Regno Unito e formi un tutt’uno con la Repubblica d’Irlanda, è naturale che torni prepotentemente alla ribalta la domanda se ci sarà un Border poll, cioè un voto sulla riunificazione irlandese. Va detto che la vittoria del Sinn Féin non significa automaticamente che questo sia scontato o imminente. Alcuni esperti ritengono comunque che l’argomento tornerà presto in agenda, benché il partito nazionalista si sia mostrato riluttante a promuovere questo tema in campagna elettorale; d’altro canto esso si è detto ben consapevole del fatto che sarà un piano come minimo decennale che coinvolgerà in un dibattito nazionale l’intera Isola. 

Risultati elettorali nordirlandesi e posizione dei partiti sul referendum per la riunificazione irlandese. Grafico F. Pala

Qui io mi limito a ricordare che secondo il Northern Ireland Act del 1998, facente seguito all’accordo del Venerdì Santo di quello stesso anno, tappa fondamentale del processo di pace per porre fine al conflitto civile, l’Irlanda del Nord continuerà a far parte del Regno Unito finché la maggioranza del suo popolo non esprimerà un voto contrario; inoltre il Segretario per l’Irlanda del Nord acconsentirà ad indire votazioni se apparisse probabile una tale volontà maggioritaria, quella cioè di un’Irlanda riunita e repubblicana. 

Magari i tempi non sono ancora maturi, tuttavia, considerato il risaputo e profondo affetto che proviamo per quell’Isola e la partecipata attenzione verso le sue sorti, ci auguriamo che quel momento prima o poi arrivi, poiché quell’obiettivo sembra quanto meno profilarsi all’orizzonte, attraverso, appunto e sempre, quelle modalità democratiche, civili, pacifiche e nonviolente che ci contraddistinguono. 

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