Periferie urbane, Soru a Sassari: sono periferie sociali, dare risposta ai bisogni

PERIFERIE URBANE, SORU A SASSARI: SONO PERIFERIE SOCIALI CON TANTI 
BISOGNI A CUI DARE RISPOSTA.

Sassari, 15 gennaio 2024. «Dobbiamo dare attenzione alle periferie 
geografiche delle nostre città: sono diventate periferie umane e 
sociali, fatte di tanti bisogni a cui va data risposta». Lo ha detto 
stasera a Sassari Renato Soru, chiudendo l’incontro dedicato al tema 
delle “Periferie urbane” ospitato all’Opera salesiana nel quartiere di 
Latte dolce.

Organizzato dall’associazione Glocal e coordinato da Carlo Sanna, 
l’incontro ha dato la parola a amministratori locali, urbanisti, 
rappresentanti dei comitati di quartiere, dirigenti di società sportive, 
docenti e semplici abitanti che hanno descritto le difficoltà della vita 
lontana dal centro urbano: dalla mancanza di servizi, decoro e sicurezza 
a quella di prospettive per i giovani, problemi che non riguardano solo 
le zone periferiche del capoluogo turritano, ma è comune a quelle delle 
altre città sarde. «Le periferie urbane sono diventate periferie sociali 
– ha detto il candidato della Coalizione sarda -, dove alla povertà 
economica si associano quelle educativa e culturale, dove mancano i 
trasporti e le opportunità, manca il lavoro o la casa.»

E proprio sul tema dell’edilizia abitativa, Renato Soru ha ricordato 
come, «con l’assessore dei Lavori pubblici Carlo Mannoni, abbiamo fatto 
l’ultimo piano di investimenti per l’edilizia residenziale pubblica: 70 
milioni di euro per assicurare una casa a tutti quelli che ne avevano 
bisogno con investimenti anche qui, a Sassari. Ma dopo tutti questi 
anni, dopo non so quanti commissari straordinari di AREA, l’agenzia 
regionale dell’edilizia abitativa, molti di questi investimenti non sono 
stati nemmeno portati a termine per l’incuria, la burocrazia e per il 
fatto che da tempo che la politica ha trascurato un tema così 
importante. Ha smesso di fare investimenti per mantenere l’esistente e 
tanto meno ne ha fatti per soddisfare la domanda: in questo momento ci 
sono 5.000 domande giacenti per gli aventi diritto alla casa: non hanno 
una risposta e non l’avranno in tempi brevi visto che non esistono 
progetti e non esistono programmi di questo tipo.»

L’esclusione nasce, ha detto Soru, anche da scelte incomprensibili sulla 
mobilità: per esempio, «perché la metro leggera Sirio non arriva a Latte 
dolce o a Li punti e non viene interconnessa con la rete di mobilità del 
nord Sardegna? Mi piacerebbe che la Regione stesse ad ascoltare di più i 
comitati locali che si stanno occupando dei trasporti e che possa 
dialogare con l’amministrazione comunale per portare avanti la rete 
della metro, come sta avvenendo a Cagliari.»

«L’Europa mette a disposizione risorse per l’inclusione, per riportare 
nel tessuto sociale attraverso la formazione le persone che sono 
escluse. Ma non basta curare i mali di oggi, dobbiamo cercare di non 
generare oggi l’esclusione del futuro: per questo sono d’accordo con voi 
che volete le scuole aperte e aperte più a lungo. Per questo propongo un 
piano straordinario per la scuola, perché la scuola è il centro della 
vita dei giovani e deve essere il centro della vita del quartiere, dove 
si possano acquisire le competenze di base, ma fare anche altre attività 
come lo sport o imparare a scrivere il codice, senza dimenticare la 
storia e la cultura della Sardegna. Se c’è un futuro per la Sardegna 
passa necessariamente per una considerazione diversa del percorso e 
dell’esperienza scolastica».

Nel primo pomeriggio, sempre nel capoluogo, il candidato presidente 
della Coalizione sarda aveva partecipato a un incontro organizzato 
dall’associazione «Costituente per Sassari»: un «esperimento sociale», 
così l’ha presentato il coordinatore Stefano Sotgiu, nel quale, dopo 
un’introduzione sul tema “Seconda autonomia e partecipazione 
democratica”, dalla discussione nei tavoli tra i quali erano ripartiti i 
partecipanti sono scaturite le domande a Soru.

«La democrazia partecipativa – ha detto Soru in uno dei suoi interventi 
– è un pilastro delle politiche comunitarie e in questo ciclo di 
programmazione: l’Unione europea finanzia strumenti e progetti per 
promuoverla e la mette sullo stesso piano della transizione verde e di 
quella digitale». E la Regione cosa può fare?, si è chiesto il 
candidato. «La Seconda autonomia che dà il titolo al nostro incontro di 
oggi – ha detto – parte dall’idea di aggiornare e rafforzare l’Autonomia 
del nostro Statuto attraverso un nuovo confronto con lo Stato. Questa 
autonomia può essere davvero rivista anche per quanto riguarda il 
federalismo interno, e cioè maggiore autonomia agli enti locali e alle 
province.»

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