Ricostruire un mondo e riattivare una terra. Non partiamo da zero

Se qualche anno fa avessero detto a ciascuno di noi che un giorno sarebbe esistito uno spazio di incontro tra iRS, ProgReS e un coordinamento di indipendentisti indipendenti avremmo risposto con una risata sarcastica. O con un mesto sospiro.

Queste pagine oggi raccontano una storia forse imprevedibile, probabilmente inattesa ma senz’altro nuova ed entusiasmante.

Abbiamo vissuto anni di lontananza umana e di disgregazione politica. Abbiamo intrapreso percorsi diversi, più o meno entusiasmanti e redditizi, dettati dalla convinzione o dalla necessità. Abbiamo osservato con rispettoso scetticismo altri indipendentisti provare varie forme di aggregazione elettorale e politica. Abbiamo visto compagni di strada abbandonare l’interesse comune. Abbiamo dato credito e spazio a persone nuove che hanno giocherellato con il nostro ventennale impegno di vita e con i suoi frutti più preziosi. Abbiamo confuso l’inclusività e l’allargamento a nuovi settori della società con la delega a profeti esterni della nostra identità politica. Abbiamo consentito, senza quasi accorgercene, che pochi elementi tentassero di spingere l’indipendentismo a rinnegare se stesso trasformandolo in qualcos’altro. Abbiamo lasciato libero il nostro campo accettando le regole del gioco del cono d’ombra autonomista. Ma nonostante tutto e contro le aspettative di alcuni siamo riusciti a salvare il salvabile e a mantenere vivo il nucleo di un indipendentismo coerente. Abbiamo continuato a impegnare le nostre vite nella politica pubblica, abbiamo scelto di limitarci a lavorare sotto traccia o di fermarci per tentare di ristorare le profonde ferite inferte dalla disillusione e dalla stasi.

Fortunatamente abbiamo aperto gli occhi in tempo. Abbiamo capito che non è né giusto né utile stravolgere se stessi per far stare più comodi coloro che si stanno avvicinando al nostro mondo. Abbiamo capito che non è opportuno dissimulare la nostra identità di indipendentisti repubblicani perché a trascinare e ad attirare nuove persone sono la coerenza, la trasparenza e la gioia di essere. Guardandoci con franchezza allo specchio e l’un l’altro, con un onesto lavoro di riflessione e di autocritica abbiamo capito che nonostante tutto, al netto di tutte le vicissitudini, il quadro dei risultati dell’indipendentismo moderno organizzato è positivo.

Ci lasciamo alle spalle una fase di stallo consci del fatto che non si è trattato di una crisi dell’idea ma di uno smarrimento di metodo.

Grazie a questo luogo di confronto torniamo a parlare di noi, del nostro modo di intendere la politica, del nostro modo di viverla e interpretarla. Torniamo a costruire la nostra casa, progettandola secondo le nostre esigenze e le nostre priorità. La nazione sarda, così come tutte le nazioni senza Stato, ha bisogno di un indipendentismo sereno, determinato e coerente che, forte della sua missione storica, dopo aver ritrovato il suo ruolo e la sua agibilità politica, possa dialogare senza remore con tutti i soggetti dell’area indipendentista e pro autodeterminazione senza il rischio di essere fagocitato da altre pur legittime sensibilità.

Ci lasciamo alle spalle le nostre divisioni. Ci lasciamo alle spalle il tempo perso nel mediare la nostra identità e nel temperare noi stessi per piacere a chi ancora non condivide del tutto, o forse mai condividerà, la nostra visione e il nostro progetto.

Riprendiamo il lavoro lasciato a metà. Grazie ai riservati preparativi di questa nuova fase i nostri rispettivi partiti e movimenti stanno già vivendo una nuova primavera fatta di volti vecchi e nuovi che si incontrano e assaporano il piacere di ritrovarsi. Non abbiamo ancora neanche iniziato e già abbiamo la certezza che l’indipendentismo repubblicano ha riscoperto se stesso e si è espanso in settori politici un tempo lontani. Abbandoniamo la politica delle reti sociali virtuali, torniamo nei territori, riattiviamo contatti e creiamone di nuovi. Un progressismo indipendentista repubblicano. Questo, al di là delle definizioni, nei fatti, è sempre stato e continuerà ad essere il nostro spazio politico.

Inizia la ricostruzione di una comunità politica disgregata ma ancora ricca di volti, storie e competenze utili per l’avvenire della nazione. Conquistiamo nuove generazioni di sarde e sardi affinché custodiscano il germoglio mai sopito della coscienza nazionale.

Dalle pagine di Helis seguiremo tutte le fasi di questa ripartenza, daremo spazio e visibilità a tutti i volti, a tutte le voci che hanno scelto di esserci. Sarà un lavoro lento e poco appariscente. L’impegno e la coerenza non hanno bisogno di sfarzo. Ma di costanza e verità. I frutti si vedranno nella stagione giusta. Sa die nostra est oe.

Artìculu prus bètzuHelis: un grido, una voce
Ateru artìculuEdoardo Figus