Sovranità energetica: un concetto legittimo al di là delle strumentalizzazioni

Franciscu Pala

Coordinamento Torra

Noi indipendentisti agli inizi degli anni duemila parlavamo del diritto e della necessità dell’indipendenza energetica della Sardegna, passando per una nuova regolamentazione dello sfruttamento delle risorse naturali che impedisse la speculazione e garantisse gli interessi delle comunità locali e la salvaguardia dell’ambiente. Venivamo bollati, per superficialità e per timore, come dei sognatori egoisti o come dei retrivi autarchici. Di tempo ne è passato e la legittimità dei concetti di sovranità energetica e sovranità sulle fonti rinnovabili rimane immutata nonostante il sistema politico del nostro continente, in perfetta sinergia con i mezzi di disinformazione, abbia fatto di tutto per connotare negativamente il lemma associandovi il sovranismo, stratagemma mediatico che si basa sulla primazia di uno Stato rispetto ad altre entità statuali, organismi internazionali o, peggio, rispetto a popoli bisognosi di asilo.

Ma sovranità è una parola utile, che descrive alcuni diritti inalienabili come la potestà dei singoli su se stessi o come il potere acquisito da un popolo di decidere democraticamente il proprio futuro attraverso il voto politico o referendario e grazie all’impegno civile o culturale. D’altronde, come ben sanno gli italiani e la maggioranza dei sardi che si sentono tali, questa bistrattata sovranità fa bella presenza di sé anche nella Costituzione più bella del mondo che la cita per ben tre volte: «La sovranità appartiene al popolo; lo Stato e la Chiesa sono indipendenti e sovrani; L’Italia consente, in parità con altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad assicurare pace e giustizia fra le Nazioni». La Souveränität compare 8 volte nella Costituzione tedesca, la souveraineté 4 volte in quella francese, e soberanía è menzionata in quella spagnola. Un’idea nobile, fatta propria dai padri costituenti internazionali e garantita ai cittadini degli Stati. 

Forse è questo il solito nodo: gli ordinamenti attuali non possono riconoscere ai popoli e alle nazioni i diritti accordati agli Stati. Vale per la sovranità come per l’autodeterminazione, ostaggio del vetusto diritto internazionale interstatuale.

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