Il riequilibrio della presenza militare italiana in Sardegna

“Torniamo alla questione del riequilibrio. Pensare a un riequilibrio significa porsi fortemente le domande strutturali e radicali, ossia chiedersi quale sia il senso oggi di avere territori così vasti soggetti a servitù militari e così fortemente concentrati in Sardegna. Una mozione parlamentare parla della possibilità che i poligoni di Capo Frasca e Teulada siano considerati non più interamente strategici, suggerendo al limite di concentrare le attività intorno al Poligono del Salto di Quirra.

Per quanto riguarda la mitigazione, sarebbe molto importante ragionare da subito su ciò che è davvero considerato essenziale anche nel breve periodo e su ciò che non è considerato essenziale. Da questo punto di vista c’è una difficoltà di interlocuzione difficilmente comprensibile perché abbiamo a che fare con dimensioni che sono rimaste praticamente costanti nel passaggio di moltissimi decenni. 

Il mondo è completamente cambiato. Le tecnologie e lo scenario internazionale sono cambiati. Questa descrizione di un cambiamento di scenario mette fortemente in dubbio la continuità assoluta che c’è stata, invece, nella definizione delle servitù militari. 

Oggi aiuterebbe molto una mappatura ragionata e critica dei poligoni per capire che cosa sia davvero core per i poligoni dal punto di vista delle esigenze della Difesa e delle esigenze militari e che cosa, invece, non sia core. È poco credibile che tutto sia rimasto core nel passaggio di tantissimi decenni. Questo dovrebbe essere un terreno in cui ci si apre molto rapidamente alla mitigazione dell’impatto delle servitù militari, pur nella prospettiva di una dismissione più radicale. 

Per fare un solo esempio, i sindaci di Teulada e di Sant’Anna Arresi chiedono con molta forza che ci siano delle immediate soluzioni per quanto riguarda le aree ai confini del Poligono. A destra e a sinistra del Poligono fronte mare ci sono due spiagge importantissime, il cui uso è oggi drasticamente limitato dalle servitù militari: Porto Tramatzu e Sabbie Bianche. Sono piccoli esempi di situazioni che si potrebbero risolvere molto facilmente. Questo aiuterebbe molto uno sviluppo turistico piccolo e tutt’altro che sufficiente, ma sarebbe comunque un gesto di buona volontà da parte di tutti. Peraltro, si tratta di due aree che coincidono con aree SIC, per le quali i sindaci hanno progetti di sviluppo in chiave di tutela ambientale, progetti chiari e seri, che oggi sono vincolati da questa esagerata rigidità intorno a questioni che, con un po’ di flessibilità, si risolverebbero facilmente e nel pieno rispetto soprattutto del buonsenso. 

Ci sono anche altre piccole cose che possono riguardare per esempio La Maddalena, con la servitù di Guardia del Moro che è scaduta e di cui bisogna discutere. Ci sono aspetti interessanti che potrebbero dare immediato avvio a un movimento verso una prospettiva più strutturale”.

Le parole che avete appena letto non sono state elaborate dalle nostre forze politiche, non rappresentano quindi la proposta di movimenti e partiti indipendentisti. Sono state pronunciate da un altissimo esponente dell’autonomismo unionista sardo. Si tratta infatti di stralci della trascrizione stenografica dell’audizione del Presidente della Regione Autonoma Sardegna Francesco Pigliaru in sede di indagine conoscitiva in materia di servitù militari presso il Parlamento italiano, il 10 giugno 2014. Si tratta quindi di parole pronunciate dal più alto rappresentante istituzionale sardo nel quadro di una delle sedi istituzionali italiane di più alto livello. Per leggere le nostre proposte politiche vai allo speciale basi.

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