Legge elettorale antidemocratica. Ma niente scuse per l’indipendentismo

Per il coordinamento torrasardigna.org il sistema elettorale sardo è sicuramente antidemocratico e tecnicamente fascista. Infatti il premio di maggioranza al 55% assegnato al candidato presidente che raggiunge il 25% dei consensi è molto simile a quei famosi due terzi di parlamentari assegnati alla prima lista elettorale con più del 25% previsti dalla Legge Acerbo del 1923, scritta su indicazione di Mussolini per assicurare al PNF un’ampia maggioranza parlamentare.

Tra sbarramenti per liste e coalizioni, premi di maggioranza bulgari e voti disgiunti illogici – in nome della stabilità, della governabilità e della continuità nella gestione del potere da parte dei poli italiani unionisti di destracentro e di centrosinistra – il popolo sardo è costretto a subire gravi violazioni in termini di rappresentanza politica.

Voti persi nel nulla

Come già avvenuto ormai da due tornate elettorali centinaia di migliaia di voti vanno puntualmente persi nel nulla e non esprimono alcun tipo di rappresentanza nel parlamento dei sardi. Ricordiamo i quasi 76mila voti raccolti dalla coalizione Sardegna Possibile e i 42mila voti raccolti dalla coalizione di Mauro Pili nel 2014 come gli 85mila voti raccolti nel 2019 dal candidato presidente pentastellato, anch’esso non eletto.

Nuova legge elettorale

Come indipendentisti democratici, progressisti e libertari non possiamo non essere d’accordo con l’abrogazione dell’attuale legge elettorale e con l’adozione di un nuovo sistema.

Siamo per un sistema proporzionale che possa prevedere un minimo premio di maggioranza e che, assicurando maggiore rappresentatività, possa riportare al voto settori di un astensionismo che ormai si assesta sul 50% degli aventi diritto.

Siamo per l’eliminazione del voto disgiunto: politicamente discutibile e istituzionalmente perverso in quanto consente l’elezione di presidenti che rappresentano la minoranza dei voti raccolti dalle liste.

Siamo per un abbassamento delle soglie di sbarramento per liste e coalizioni che consenta a decine di migliaia di elettori una rappresentanza politica nel parlamento sardo. 

Siamo per la revisione dei criteri della rappresentanza femminile perché la composizione delle liste elettorali non è la causa della discriminazione di genere ma al contrario è lo specchio della realtà dell’ordinamento sociale della nostra nazione. Su questo c’è molto da lavorare.

Niente scuse

Chiarita la nostra inclinazione in merito di legge elettorale, appurato che si tratta di un sistema antidemocratico, approfittiamo per parlare di noi repubblicani sardi, dello stato di salute della nostra area e del fatto che non sarà il cambiamento di una legge elettorale a risolvere i nostri problemi di organizzazione ed espansione.

Non sarà il cambiamento di una legge elettorale a risolvere i nostri problemi di organizzazione ed espansione

Parliamo ad esempio del fatto che per noi la fine della parabola ascensiva dell’indipendentismo di inizio secolo è iniziata proprio nel momento in cui si è pensato che il periodo di semina delle nostre idee fosse già stato sufficientemente lungo e che quindi fosse arrivato il momento in cui l’indipendentismo avrebbe potuto ambire nientedimeno che a governare.

Ricapitoliamo. Nel 2004 le liste di iRS e SN totalizzano l’1,95%. Nel 2009 le liste di iRS e Unidade Indipendentista ottengono il 3,14%. Nel 2014 le liste di PdS, ProgReS, iRS e FIU raccolgono il 6,95. Infine nel 2019 le liste di PdS, Sardi Liberi e ADN raggiungono il 7,71%.

Al di là delle tattiche elettorali tra innaturali alleanze con i partiti italiani o disperate corse in solitario, qualsiasi tipo di ipotesi governista dell’indipendentismo grazie a improbabili scorciatoie appare evidentemente

  • velleitaria e fuori luogo: non ci sono i numeri. L’indipendentismo, se mai sarà necessario, potrà permettersi alleanze con i partiti italiani solo nel momento in cui avrà un tale peso elettorale e contrattuale da essere il vero azionista di maggioranza di una compagine di governo;
  • illusoria e frustrante: sostenitori e attivisti vengono spronati a lavorare per obiettivi illusori e vengono esposti ripetutamente a risultati prevedibilmente deludenti;
  • controproducente: la tensione verso una non meglio definita vittoria elettorale comporta la necessità di allargare rapidamente a settori di società che ancora non hanno maturato una coscienza indipendentista. Questo crea malintesi politici e convivenze innaturali che puntualmente portano a inevitabili disgregazioni e disillusioni.

Il nostro ruolo

È proprio nella presa di coscienza di questo tipo di dinamiche che nasce l’urgente utilità di un progetto come quello del coordinamento Torra! il cui molteplice ruolo è sia quello di costruire e ricostruire ponti umani e politici – quantomeno tra le forze politiche indipendentiste tra loro più affini – sia quello di riportare su un piano di realtà la progettualità e le aspirazioni della nostra azione politica.

Nei molti anni di attivismo, specialmente in occasione dei maggiori appuntamenti elettorali, immancabilmente molti di noi si sono lasciati prendere dalla smania della vittoria elettorale come se quel particolare momento di voto, non si sa per quale motivo, potesse darci l’occasione della grande svolta, del grande salto numerico, del grande consenso popolare.

La storia insegna invece che niente ci viene regalato e nulla accade per magia: tutti i piccoli o grandi avanzamenti dell’idea indipendentista sono sempre e comunque stati il frutto di un impegno paziente e capillare, di un lavoro di semina lungimirante, in un’ottica a lunghissimo periodo.

Il nostro dovere è quello di ricordare a noi stessi che gli avanzamenti elettorali non sono il lievito della coscienza nazionale ma al contrario sono il frutto del nostro lavoro sul territorio per la creazione di una diffusa coscienza culturale e storica prima che politica.

gli avanzamenti elettorali non sono il lievito della coscienza nazionale ma il frutto del nostro lavoro sul territorio

Il nostro dovere è avere sempre ben chiaro che le maturazioni politiche personali e collettive sedimentate negli anni dagli attivisti storici non sono patrimonio condiviso dal 95% del popolo sardo che neanche si autopercepisce come tale. Al di fuori della nostra microscopica bolla, sia online che sul territorio, la nostra visione e le nostre proposte non possono essere condivise perché non sono neanche conosciute.

Il coordinamento torrasardigna.org nasce anche e soprattutto per affermare che c’è un profondo bisogno di ripartire dai fondamentali per tornare a espandere il nostro bacino di utenza politica. Quindi dobbiamo tornare a diffondere cultura, storia, lingua e nozioni di base dell’indipendentismo perché solo attraverso questo tipo di lavoro riusciremo ad attrarre nuove fasce di società. E non neghiamo neanche il fatto che un ripasso contenutistico e lessicale non farà male a nessuno di noi.

In pochi mesi di attività pubblica di torrasardigna.org e del processo di dialogo Est Ora con iRS e ProgReS possiamo già affermare che stiamo ottenendo i primi incoraggianti risultati in termine di attenzione verso le nostre attività da parte di attivisti storici dormienti e di nuove persone che mai abbiamo incontrato in precedenza e che ci contattano per offrire la loro collaborazione.

Visione a lungo periodo

Il nostro ruolo è quindi quello di ricordare a noi stessi e a tutti i nuovi o ritrovati compagni di strada che il fulcro della nostra iniziativa collettiva è la creazione di coscienza nazionale. Questo tipo di lavoro non ha scadenza: non bastano dieci anni per creare una base di consenso così ampia e sedimentata da poter sopravvivere agli urti della vita solitaria di qualche indipendentista che ha l’occasione di entrare nelle istituzioni. Non dimentichiamo che ogni volta che una piccola forza politica indipendentista riesce a eleggere un proprio rappresentante nelle istituzioni sopraggiunge immancabilmente una fase di insoddisfazione data dal fatto che il campo d’azione e lo spazio di manovra di un eletto solitario sono minimi e che spesso la burocrazia fagocita e silenzia la nostra presenza. Detto questo non dobbiamo sottovalutare l’importanza del ruolo degli eletti indipendentisti come Sindaci, Assessori o Consiglieri che hanno l’occasione di dimostrare che l’indipendentismo è in grado sia di immaginare la Sardegna del futuro sia di ben amministrare la Sardegna dell’oggi. In questo senso il coordinamento Torra! saluta con speranza il ruolo di “Corona de Logu”, spazio paritetico per tutte le forze politiche indipendentiste e per tutti gli eletti senza tessera all’interno del quale è possibile mettere in comune esperienze e soluzioni amministrative. 

il nostro lavoro non ha scadenza: non bastano 10 anni

La vittoria elettorale inoltre è un concetto astratto che va sostanziato con elementi di realtà: raccoglieremo sempre un po’ meno di quanto abbiamo seminato, sicuramente mai niente di più.

L’impegno politico indipendentista molto probabilmente non si risolverà e non troverà compimento durante le nostre vite: all’interno delle nostre forze politiche quindi qualsiasi arrivismo è semplicemente ridicolo e qualsiasi lotta per il potere interno o istituzionale sarà sempre di piccolissimo cabotaggio o frutto delle scorciatoie tattiche infruttuose e controproducenti alle quali abbiamo già accennato.

keep calm and traballai

Noi al massimo saremo interpreti di un piccolo tratto della millenaria esperienza indipendentista della nostra nazione: keep calm and traballai. Forse con questo tipo di approccio potremo lasciare qualcosa di utile agli indipendentisti di domani.

Risultati a portata di mano

Cerchiamo di dare una forma concreta al nostro impegno. Per cosa ci stiamo battendo? Per l’indipendenza della Sardegna, certo. Per la liberazione nazionale e sociale del nostro popolo, certo. Ma come la vogliamo questa indipendenza? Noi di torrasardigna.org la vogliamo repubblicana, nonviolenta, progressista, libertaria, ecologista e sardofona. Un progetto per il quale occorrerebbero almeno dieci vite ciascuno.

la nostra sardegna: repubblicana, nonviolenta, progressista, libertaria, ecologista e sardofona

Quindi mettiamoci in testa che per il lavoro che abbiamo scelto non c’è scadenza ma la coscienza nazionale possiamo già crearla e diffonderla giorno per giorno; che i traguardi sono più grandi di noi ma possiamo iniziare a porre le basi per il loro raggiungimento; che il piacere di arrivare alla meta lo stiamo regalando quantomeno ai nostri nipoti ma nel frattempo possiamo conquistare tanti piccoli pezzetti di sovranità e tante piccole conquiste culturali, sociali e linguistiche; che non ci sono appuntamenti elettorali taumaturgici e risolutivi ma che nei prossimi dieci anni possiamo riuscire a costruire una forza moderna e dinamica, territorialmente radicata e con un discreto peso politico; che tale discreto peso politico non sarà il presupposto per regalare tutto alle coalizioni italiane o per tentare di egemonizzare la nostra area bensì sarà il trampolino per ulteriori passi avanti del nostro indipendentismo e il lievito per una proficua collaborazione con le forze a noi vicine.

Se saremo capaci di fare tutto questo forse non ci ritroveremo d’incanto nella Repubblica di Sardegna ma sicuramente vivremo in una nazione che ci piacerà e ci somiglierà ancor di più.

Dae:torrasardigna.org
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