Talamoni: “Con Parigi il voto non serve a niente, funziona la dimostrazione di forza”


Lo storico giornale online catalano VilaWeb intervista Jean-Guy Talamoni, ex presidente dell’Assemblea di Corsica ed esponente della forza politica indipendentista Corsica Libera. Helis ne pubblica la traduzione integrale.


La Corsica vive giorni di dolore e rabbia per l’omicidio di Yvan Colonna mentre era agli arresti per mano di un detenuto violento. Quando è entrato in coma le strade della Corsica sono scoppiate in manifestazioni molto potenti, con grandi disordini e scontri con la polizia. La situazione è diventata tanto tesa che il governo di Macron ha risposto annunciando il riavvicinamento nelle prigioni corse degli altri due detenuti condannati per la morte di Claude Érignac – Pierre Alessandri e Alain Ferrandi – e la disponibilità a negoziare il riconoscimento dell’autonomia della Corsica. Lunedì 21 marzo 2022, infine, è stata annunciata la morte di Colonna e, contrariamente a quello che si sarebbe potuto pensare, le manifestazioni si sono placate. Non per rassegnazione, ma per lutto.

Abbiamo contattato Jean-Guy Talamoni, ex Presidente dell’Assemblea di Corsica e dirigente del partito indipendentista Corsica Libera, per parlare di come trepida il popolo còrso in questi giorni, e abbiamo ascoltato una riflessione che può suonare familiare ai catalani. Critica l’inazione del governo nazionalista – frutto di un accordo fra autonomisti e indipendentisti – e la sottomissione a Parigi che si muove solamente quando ci sono dimostrazioni di forza nelle strade. Talamoni è disposto a parlare ma a una condizione: che venga rispettato il lutto e che l’intervista non sia pubblicata fino a quando Colonna non sia stato tumulato.



Quali responsabilità attribuite allo Stato francese nell’omicidio di Colonna?

Ha una responsabilità terribile. Le tre persone che ancora erano in prigione per il caso Érignac scontavano un regime penitenziario speciale che impediva fossero riavvicinati in prigioni corse, nonostante non rientrassero in nessun requisito perché gli si applicasse. Era completamente illegale. Di fatto, la commissione competente ha deciso per tre volte di revocare questo regime penitenziario, e per tre volte l’amministrazione politica è intervenuta per impedirlo. Il comportamento di Parigi è illegale e puramente vendicativo. Se Parigi avesse rispettato la propria legge, Yvan Colonna, Pierre Alessandri e Alain Ferrandi sarebbero tornati in Corsica anni fa ed evidentemente la disgrazia della morte di Colonna non sarebbe avvenuta. La responsabilità dello Stato è chiara. Inoltre la persona che ha aggredito Colonna aveva lo stesso regime penitenziario. Era pericoloso, era radicalizzato e già aveva avuto problemi di violenza in carcere. Aveva dei compiti dentro la prigione, gli permettevano di muovervisi liberamente. Lo hanno lasciato dieci minuti con Yvan Colonna e nessuno è intervenuto. Lui ha la colpa dell’aggressione, è chiaro, ma la responsabilità è assolutamente dello Stato. È per questo che siamo arrabbiati.

Cosa significa la morte di Colonna per il popolo còrso?

Siamo totalmente sgomenti. Il lutto della famiglia Colonna è profondamente condiviso dai còrsi, anche da quelli che non sono nazionalisti. Quando si è venuti a conoscenza della sua morte, si sono organizzati concentramenti presso le chiese di tutti i paesi. C’è stata una fiammata di rabbia soprattutto da parte dei giovani da quando Colonna è entrato in coma. Ma la rabbia c’è anche perché nonostante i nazionalisti abbiano vinto le elezioni nel 2015 – e da lì in poi le hanno vinte tutte – Parigi non ha mai accettato di parlare seriamente delle rivendicazioni espresse nelle urne. Non si è andati avanti neanche di un millimetro.

Cosa chiedevate?

La coufficialità della Lingua còrsa, lo status di residenza per proteggere la nostra terra (che impedisca l’acquisto di beni immobiliari in Corsica per chi non ci viva da almeno 5 anni), uno status fiscale particolare, l’amnistia per i prigionieri e gli indagati, e uno statuto di autonomia reale, con potere legislativo. Tutto ciò fa parte del progetto nazionalista che ha vinto nel 2015 e ha conquistato la maggioranza assoluta dei voti nel 2017 ma Parigi non ne ha voluto parlare.

Ora la Francia ha messo sul tavolo la possibilità di negoziare l’autonomia. Che ne pensate?

In questi giorni ci sono state manifestazioni molto forti per Yvan Colonna e di colpo Parigi si è mossa. Ha annunciato che sarebbe stato revocato il regime penitenziario speciale dei tre prigionieri – farlo mentre Colonna era fra la vita e la morte è sembrata una provocazione. Ha promesso anche di trasferirli in Corsica. Inoltre lo Stato ha detto che si potranno iniziare dei negoziati sull’autonomia. Le vittorie elettorali dei nazionalisti dal 2015 in poi non sono state tenute in conto. Al contrario ecco che lo Stato ha soppesato le manifestazioni. Si conferma quello che già sapevamo: Parigi si muove solo con la forza, non con la democrazia.

Quanta credibilità date alla promessa di negoziare una autonomia?

Ci sono molte diffidenze. Ora Macron si vuole assicurare la tranquillità fino alle elezioni ma ci sono molti còrsi che pensano che quando saranno passate si tirerà indietro. Oppure che cercherà di annacquare la promessa e l’applicherà il meno possibile. Autonomia vuol dire trasferimento del potere legislativo ma loro usano la parola “autonomia” con un significato diverso. Anche quando il ministro dell’Interno ha parlato di autonomia ha detto che prima occorreva discutere su cosa volesse dire. Per tutti i giuristi del mondo autonomia vuol dire trasferimento del potere legislativo. Se no non è autonomia. Se Macron vincerà, realizzerà le promesse del suo ministro dell’Interno? Non lo possiamo sapere ma sappiamo che se le istituzioni nazionaliste còrse – o almeno così si presentano – non dimostrano fermezza e forza rispetto a Parigi la Corsica non progredirà. Nel migliore dei casi, concederanno uno statuto di autonomia che non sarà veramente tale.

Quali caratteristiche deve avere questa dimostrazione di fermezza e forza rispetto a Parigi?

Non si tratta né di tornare indietro di vent’anni, quando c’era la lotta armata, né di scontrarsi con la polizia nelle strade. Noi diciamo questo: abbiamo vinto tutte le elezioni politiche, professionali e sindacali. Tutte le elezioni immaginabili. Di fatto oggi tutta la società corsa ha un progetto nazionalista e vota nazionalista ovunque. Cosa diciamo noi indipendentisti di Corsica Libera? È necessaria una dimostrazione di forza, facciamo appello alla mobilitazione popolare fino alla disobbedienza civile. Tranquillamente e serenamente, senza alcuno spargimento di sangue, ma bloccando l’amministrazione francese in Corsica. Dovremo impedire che la prefettura possa governare la Corsica. Evidentemente per farlo serve coraggio politico. Già alcuni giorni fa è successo: alcuni sindacalisti hanno impedito l’ormeggio di una nave carica di gendarmi che venivano a reprimere le proteste. Sono dovuti tornare in Francia. Chiediamo ai nostri compagni autonomisti di avviare un piano di questo tipo e bloccare tutto quello che possono bloccare. Oggi è questa la cosa più importante. Se domani mattina avessimo agricoltori che occupano Bastia con i trattori o persone che occupano le amministrazioni francesi, Parigi si vedrà costretta a parlare.

Cosa ne pensano gli autonomisti?

Si sottomettono a tutte le decisioni di Parigi. Ripetono costantemente che occorre dialogare ma il risultato finale è ridicolo. Parigi non solo non dialoga ma ride di loro. Non c’è accordo fra autonomisti e indipendentisti perché i primi hanno un’atteggiamento di sottomissione, sperano di ottenere qualccosa dalla benevolenza parigina. Per noi invece è semplice: la Francia non se n’è mai andata da un Paese sotto la sua tutela senza una dimostrazione di forza.

I giovani hanno un ruolo determinante nelle manifestazioni di questi giorni. Fa pensare a un buon futuro per il nazionalismo corso?

La motivazione dei giovani è una notizia molto buona. Significa che abbiamo un popolo vivo e che la nostra gioventù è convinta. Allo stesso tempo ci preoccupa un po’, perché i giovani non sono nelle stesse condizioni delle forze dell’ordine, che circolano protette e armate. Abbiamo una gioventù combattiva ma non vogliamo che si metta in pericolo. Chi dovrebbe stare in prima linea sono le istituzioni e i sindacati ma, visto che non lo fanno, i giovani hanno fatto un passo avanti. La gente si è accorta che le istituzioni e le urne non sono servite a niente, è per questo che ci sono state queste manifestazioni. Si sono accorti che il gioco delle elezioni, in pratica, non serve. Siamo in una situazione un po’ pericolosa perché Parigi mette in evidenza che il voto non serve a niente e che quello che funziona è la dimostrazione di forza come quella di dei giorni scorsi. È da anni che avvisiamo gli autonomisti che se continuiamo così finiremo male e che proponiamo di mettere in marcia un processo nazionale coerente e combattivo nei termini che spiegavo prima.

Le manifestazioni continueranno nelle prossime settimane?

Non so cosa accadrà. Dopo il seppellimento di Yvan Colonna si faranno grandi riunioni con i cittadini e le istituzioni, forse anche con gli autonomisti, per fargli capire che serve cambiare strategia. Nessuno sa cosa accadrà ma la situazione è molto tesa.

Dae:VilaWeb
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