La Corsica in guerra, vista da Barcellona

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo di Jordi Miró, presidente di Estat Català, sulla situazione còrsa e le radici del conflitto con lo Stato francese, pubblicato da racocatala.cat. Foto di testa di Crystal Pictures.

Vai allo speciale Corsica sugli sviluppi della vicenda Yvan Colonna.

di Jordi Miró

L’omicidio dell’indipendentista còrso Yvan Colonna – condannato all’ergastolo nella prigione di Arles – per mano di un jihadista e grazie alla passività dello Stato francese, ha provocato una rivolta popolare in Corsica. Questo crimine di Stato è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lo Stato francese si è accanito per anni contro i prigionieri indipendentisti còrsi perché sono il simbolo della resistenza del popolo còrso; ha violato la sua stessa legalità; i prigionieri indipendentisti sono stati trattati come ostaggi, come bottino di guerra sottratto al nemico.

Yvan Colonna è stato arrestato perché accusato di aver partecipato all’uccisione del prefetto Érignac ad Aiaccio nel 1998. L’accusa non è mai stata provata e i difensori la contestano ancora oggi in particolare riguardo all’angolazione da cui sono stati sparati i colpi rispetto alla statura fisica di Yvan Colonna.

Jordi Miró, presidente di Estat Català

Di fatto l’accusa è totalmente insostenibile perché la traiettoria del proiettile che ha ucciso il prefetto indica che Yvan Colonna o sarebbe dovuto essere in piedi su una sedia o avrebbe dovuto sparare con il braccio in alto e la pistola inclinata verso il basso. Tenendo presente che il prefetto stava camminando attorniato da altre persone.

Dobbiamo ricordare che la polizia francese ha eseguito centinaia di arresti per cercare di scoprire gli autori dell’attentato senza ottenere alcun risultato. Si è trattato di una vera e propria caccia alle streghe.

Per questi fatti sono stati arrestati, come vittime sacrificali per nascondere la realtà, Yvan Colonna, come presunto autori dei fatti; Ferrandi e Alessandri, come collaboratori diretti, condannati all’ergastolo in regime speciale e di isolamento, assieme ad altri condannati con lunghe pene detentive.

Tornando all’oggi, la risposta del popolo còrso rispetto a questo assassinio di Stato non si è fatta aspettare. Tutta la Corsica è scesa in strada per denunciare la situazione di violazione dei diritti dei prigionieri sotto la parola d’ordine “Stato francese assassino”. Corte, Bastia e Aiaccio si sono riempite di migliaia di persone per denunciare lo Stato francese.

In sostanza la Corsica, durante la sua lunga storia, non si è mai lasciata conquistare. Le occupazioni, manu militari e con leggi repressive, hanno sempre incontrato la resistenza della maggioranza del popolo còrso. L’occupazione della Corsica da parte dei francesi è recente. Dopo una lunga e sanguinosa guerra nella quale il popolo còrso ha lottato per difendere accanitamente il suo territorio, Pasquale Paoli, leader indipendentista còrso, ha proclamato la Repubblica Corsa, una delle più avanzate dell’epoca, con un regime democratico, libertà di culto, etc.

Con la vittoria militare francese nella battaglia di Ponte Novu, che vedeva una chiara superiorità militare dell’esercito coloniale, la Corsica è diventata francese e i resistenti sono stati definiti come banditi e giustiziati pubblicamente per intimorire la popolazione. 

Ma lo spirito di lotta e di resistenza del popolo còrso non è mai morto. Ogni nuova generazione ha continuato la lotta per non lasciarsi assimilare dallo Stato francese. Persino dopo un ripopolamento forzoso della Corsica da parte dei “Pied Noirs”, dopo la guerra d’Algeria, con il quale la Francia ha inviato i propri rimpatriati nell’Isola e gli ha assegnato le fertili terre della piana orientale. (La Francia ha inviato queste persone anche nella Catalogna del Nord e in Nuova Caledonia dove rappresentano tuttora l’avanguardia dell’unionismo francese e dell’estrema destra). La risposta del popolo còrso a quella nuova ondata di occupazioni si è concretizzata nella creazione del FLNC, nato il 5 maggio del 1976, per lottare per la difesa dei cittadini còrsi, la loro cultura e il loro territorio rispetto alle aggressioni francesi per 40 anni. Il 25 giugno 2014 il Fronte ha annunciato una sospensione unilaterale delle attività per scommettere sulla soluzione politica del conflitto.

Tutti i prigionieri còrsi sono parte di questo conflitto politico e la società còrsa li percepisce Coe eroi che hanno sacrificato la propria vita e libertà nella difesa della propria patria.

Lo Stato francese, come tutti gli Stati coloniali, cerca sempre di avere una cerchia di complici locali. Inizialmente lo sono stati i capibastone locali, nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, quando lo Stato ha incentivato il clanismo rappresentato dai radicali di sinistra con Paul Giacobbi, ora imputato per corruzione, ed Emile Zuccarelli, sindaco di Bastia per interi lustri, ma anche dalla destra, con il clan Roccaserra che fu collaborazionista rispetto al regime di Vichy.

Ora lo Stato francese assistendo dal 2015 alla sconfitta elettorale delle forze unioniste in Corsica che sono diventate minoritarie e alla scomparsa dei socialisti e dei comunisti dalla vita politica còrsa, ha ingaggiato un’operazione per debilitare e dividere il movimento nazionale còrso; da un lato ha dato forza e privilegiato gli autonomisti in cambio di qualche briciola e di qualche promessa che tutti sanno che non si realizzeranno mai e sull’altro lato ha attaccato frontalmente l’indipendentismo con tutti i mezzi con l’intenzione di eliminare la resistenza corsa, prima a livello elettorale e poi con l’isolamento sociale.

In Corsica è di pubblico dominio che gli autonomisti, nelle seconde elezioni del 2017, hanno fatto concordato il proprio supporto a Macron in cambio del dialogo con lo Stato. È il caso di aspettarci una grande punizione elettorale da parte del popolo còrso alle prossime elezioni francesi del 10 aprile 2022, una punizione nei confronti dello Stato francese e dei suoi complici locali, con una forte astensione o con il voto nullo.

Le ultime mobilitazioni contro l’omicidio di Yvan Colonna hanno dimostrato che il popolo còrso non è disposto a far calpestare i propri diritti dallo Stato coloniale. La gente è scesa in strada per difendere i suoi prigionieri, che sono ostaggi dello Stato francese. È nata una nuova generazione che ha dimostrato per le strade che la lotta continua.

Vai allo speciale Corsica sugli sviluppi della vicenda Yvan Colonna.
Dae:Racó Català
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