Ti eleggo se… le condizioni indipendentiste ai socialisti spagnoli

Durante la campagna elettorale Junts, il partito del presidente in esilio Carles Puigdemont, ha affermato che non avrebbe prestato il voto dei suoi eletti nel parlamento spagnolo per eleggere il socialista Sanchez in cambio di niente.

Poche ore fa tutti gli indipendentisti, baschi, galiziani e catalani hanno eletto la presidente del Congresso spagnolo, la socialista Francina Armengol, assieme alle coalizioni federaliste valenciane e baleari.

In cambio di cosa gli indipendentisti di Junts, i più restii a regalare sostegno ai socialisti, hanno eletto Armengol alla terza carica dello Stato?

Hanno ottenuto il libero utilizzo del catalano – assieme al basco e al galiziano – nel Congresso spagnolo. Hanno ottenuto che il Governo spagnolo abbia presentato all’Unione Europa una richiesta ufficiale per l’inclusione di queste tre Lingue tra quelle ufficiali dell’Unione. Hanno inoltre ottenuto l’impegno alla costituzione di commissioni di inchiesta parlamentari sul sistema di spionaggio Pegasus utilizzato dallo Stato spagnolo contro gli indipendentisti e sugli attentati di Barcellona del 17 agosto 2017 che hanno causato 17 morti e 136 feriti.

Queste due conquiste non fanno parte delle varie promesse elettorali dei socialisti nella storia dell’autonomia, prontamente ritirate dopo ogni campagna elettorale: sono atti ufficiali emanati dalla presidenza del Parlamento e dal ministro degli Affari Esteri spagnoli.

Come fa notare il direttore del quotidiano online vilaweb.cat la richiesta spagnola all’UE dovrà essere inserita nell’ordine del giorno della riunione del Consiglio Europeo del 19 settembre 2023. E non è detto che entro quella data si sarà già votata l’investitura di Pedro Sanchez. Quindi se la procedura non andrà avanti Junts potrà negare i suoi voti. Per approvare l’inserimento delle tre Lingue tra quelle ufficiali dell’UE è necessaria l’unanimità dei 27 stati membri. Il Governo spagnolo deve essere quindi molto convincente e attivo a livello internazionale affinché la vicenda si concluda positivamente.

“Inoltre gli indipendentisti di ERC e Junts hanno scisso in modo esplicito le loro richieste per in cambio del voto per l’elezione di Armengol a presidente del Congresso e di Sanchez a presidente del governo –  scrive il direttore Vicent Partal – quali saranno le condizioni per l’elezione di Sanchez ancora non lo sappiamo, ma sembra che comprendano l’amnistia per tutte le quattromila persone sotto processo per il referendum del 2017 e il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione”.

In una intervista ad Agència Catalana de Noticies la portavoce di Junts Miriam Nogueras afferma che l’amnistia e il referendum sono condizioni necessarie per l’investitura di Sanchez. “Tutti dobbiamo avere molto chiaro che la nostra presenza serve affinché il PSOE non possa continuare a fare quello che ha sempre fatto fino ad ora. O il PSOE capisce che deve fare quel che mai ha fatto o non vi sarà investitura”.

NUOVA TRANSIZIONE

Sul piano istituzionale spagnolo il filosofo e docente universitario di scienze politiche catalano Ferran Requejo, intervistato da Naiz.eus, sostenere che “il negoziato sull’investitura di Sanchez potrebbe dar luogo ad una nuova Transizione”, termine con il quale si definisce il periodo della storia contemporanea spagnola durante il quale il paese si lasciò alle spalle il regime dittatoriale per passare a quello costituzionale e democratico.

Secondo Requejo gli indipendentisti hanno il ruolo chiave di forzare il PSOE a porre fine al ciclo repressivo e a puntare su una proposta che garantisce un cambio di passo nella gestione dell’autogoverno delle nazioni senza Stato. “I grandi partiti spagnoli devono accettare che lo Stato deve adeguarsi alla realtà plurinazionale e che bisogna correggere tutti gli errori commessi nella prima Transizione”.

Il docente catalano sostiene che i negoziati tra indipendentisti e socialisti spagnolo devono avanzare su due piani paralleli: la fine della gestione giudiziaria del conflitto e l’apertura di confronti “sull’autogoverno: quindi lingua, utilizzo dei simboli nazionali, infrastrutture, investimenti, sanità, educazione, servizi sociali, etc”.

CAMBIAMENTI STRUTTURALI

Sempre sulle pagine di Naiz.eus l’editoriale del 20 agosto 2023 ci permette di leggere questa fase interlocutoria dal punto di vista del giornalismo basco indipendentista. “Fermare l’estrema destra va molto bene, ma dobbiamo aspirare a nuove conquiste e cambiamenti strutturali”, titola il sito basco. “In questa fase assistiamo alla fine di alcune opzioni politiche indipendentiste come quella unilaterale, guidata fino a questo momento dalla Catalogna. Se ne aprono altre come quella che si può giocare nella trattativa per l’investitura di Pedro Sanchez”. Per la direzione di Naiz ad esempio questa fase di interlocuzione tra indipendentismo e socialisti spagnoli ha consentito la modifica della politica di dispersione dei detenuti politici baschi, anche se con limitazioni e malfunzionamenti. Il fatto che si sia riusciti a frenare l’estrema destra e a impedire la formazione di governo spagnolo chiaramente regressivo non basta: “bisogna affrontare le grandi questioni che stanno alla base del conflitto politico che da sempre toglie la libertà al popolo basco e intasa di colesterolo autoritario lo Stato spagnolo. Il riconoscimento nazionale di Euskal erri, la facoltà della sua cittadinanza di decidere il proprio futuro, l’articolazione interna dei vari territori baschi, i poteri e le competenze delle istituzioni locali sono aspetti di base sui quali di devono fare passi avanti”. Conclude l’editoriale: “La politica consiste di molte occasioni per comporre puzzle complessi ma, anche se raramente si riesce a completarli fino alla fine mettendo tutti i pezzi al loro posto, si deve almeno aspirare a superare delle fase e a creare le condizioni sufficienti per propiziare conquiste tangibili e cambiamenti strutturali”.Il governo di Andorra valuta positivamente la richiesta del Catalano come Lingua ufficiale UE

IL FRONTE GALIZIANO

Il quotidiano online Nosdiario.gal dà spazio alle parole di Pilar Allegue, filosofa e politica: “La situazione politica attuale mostra l’impellente necessità del riconoscimento della diversità nazionale dello Stato spagnolo e della sua rappresentazione politica nelle istituzioni. È urgente che lo Stato accetti l’esigenza di accordi paritari, scaturiti dall’uguaglianza, non frutto di concessioni autonomiste. Secondo la docente universitaria galiziana il grande problema dello Stato spagnolo è la non accettazione della diversità plurinazionale e delle sue conseguenze politiche: solo il riconoscimento della sovranità delle nazioni periferiche la Spagna potrà essere considerata federale o confederale, senza concessioni paternalistiche e falsamente egualitarie contenute negli attuali statuti di autonomia.

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