Catalogna, parlano Puigdemont, Junqueras e Aragonès

Junqueras

Lettera ai cittadini di Oriol Junqueras, presidente di Esquerra

Il popolo catalano ha parlato. E questi non sono i risultati che speravamo

Voglio rivolgermi a tutti, a tutta la Catalogna, diversa, rurale e metropolitana, di paesi e città. A coloro che hanno scelto da secoli o da mesi di vivere e fare famiglia in Catalogna, parlino la lingua che parlino. Mi rivolgo ai lavoratori della Catalogna, al mondo sindacale, delle imprese e degli autonomi, agli agricoltori e agli industriali, universitari, docenti e medici, a tutto il mondo del sociale, della cultura e dello sport. A tutti quelli che vogliono un paese migliore.

Nei prossimi giorni vedremo verso dove sta andando la politica del paese. I risultati elettorali non hanno voluto che ERC torni a guidare il Governo. Ci dicono in modo molto chiaro che tocca ad altri protagonisti fare i passi che ritengono opportuni per garantire la stabilità e la governabilità del paese. Ma vi dico che, da oggi, succeda quel che succeda, guideremo l’alternativa che lotterà con fermezza e determinazione per il futuro, per il presente, per la memoria e la dignità di tutto il popolo della Catalogna.

Con umiltà prendiamo atto non solo della nostra terza posizione elettorale, che faremo valere con tutta la forza al servizio del paese, ma anche che sentiamo e intraprenderemo un dibatto e una riflessione all’altezza dell’avvertimento che ci hanno comunicato i cittadini della Catalogna.

Siamo orgogliosi del lavoro fatto dal governo presieduto da Pere Aragonès, dei risultati del coraggio di negoziare con lo Stato la fine della repressione politica e di percorrere, a volte in solitudine, il cammino che ci porterà agli indulti e all’amnistia. Abbiamo sofferto il logoramento che comporta il governare in solitaria. Non è stato facile. La Catalogna però va molto meglio rispetto a tre anni fa. E va meglio perché la vita della gente è migliorata da quando ERC ha presieduto la Generalitat. Fa onore al presidente Aragonès la scelta di lasciare la prima linea della politica. È una perdita per il paese e per Esquerra Republicana ma sappiamo che continuerà a lavorare per la Catalogna nel nostro partito. Perché tutti sappiamo che possiamo essere sia il primo che l’ultimo. E perché tutti noi vogliamo metterci al servizio del paese attraverso Esquerra.

La presidenza repubblicana della Generalitat è stata positiva per il paese. Ne è testimonianza il buon funzionamento dell’economia catalana e l’espansione dei servizi pubblici. La Catalogna ha oggi il record storico di occupazione, di esportazione, di investimenti stranieri, di tasso di occupazione femminile. ERC ha dato priorità a bilanci che hanno permesso di prepararci per la Catalogna degli 8 milioni di abitanti, vigilando sulla scuola, la salute, e la situazione delle famiglie con più dotazione di lavoratori e lavoratrici pubblici, medici, docenti e agenti. Con più investimenti che mai in cultura, educazione e Lingua. Abbiamo lottato per il diritto alla casa, per correggere gli errori del mercato che non consentono oggi a molte famiglie e a molti giovani di poter accedere a questo diritto.

Sappiamo che tutti questi progressi non consentono di lenire la sofferenza di tante famiglie che non arrivano alla fine del mese, senza un lavoro degno, con difficoltà di sostenere i costi della propria casa, senza accesso ai servizi pubblici che meritano. In Catalogna 440 mila bambini sono a rischio di esclusione sociale. Sono troppe le famiglie che soffrono  l’ingiustizia del fatto che i servizi pubblici e sociali per abitante sono meno di quello che ci spetterebbe se potessimo disporre dei frutti del nostro lavoro, sotto forma di imposte, contributi sociali e finanziamenti pubblici.

Nonostante questo i cittadini ci hanno inviato un messaggio chiaro. Non hanno avuto fiducia in noi o nelle nostre proposte. O nella nostra maniera di lavorare o di spiegarci. Questo significa che, nonostante il lavoro, molte persone si sono allontanate dal progetto repubblicano. E voglio che sappiano, a prescindere dal fatto se continueranno a votare ERC, che abbiamo ricevuto il messaggio e che, malgrado la distanza che oggi ci separa, useremo la nostra responsabilità al servizio di tutti, come abbiamo sempre fatto. A fianco della gente.

Per questo voglio garantire alle persone che hanno dato fiducia a ERC che metteremo i loro voti al servizio del paese in modo costruttivo. Rispetto a un panorama politiche nel quale le destre e la pulsione conservatrice guadagnano terreno, inizia la sfida di reimpostare il progetto di paese e di guidare il partito storico della Catalogna al posto di comando che gli spetta: per meriti, per capacità e per storicità. E anche per una questione etica, di un partito senza mai un caso di corruzione.

Mi vedo con passione e forza nel ruolo di continuare a lavorare per il nostro paese. Farlo come sempre dal mio posto all’interno della militanza di ERC. Attraverso gli organi sovrani del partito. Cosciente dei limiti che purtroppo la repressione continua a imporre a molti di noi. Nel mio caso si tratta di un’interdizione assoluta che mi impedisce anche di insegnare all’università.

Saremo opposizione al servizio del paese. Da oggi ci proponiamo come alternativa, ferma ed esigente, contro coloro che vogliono che la Catalogna sia la diciassettesima comunità autonoma alla quale bisogna dire cosa deve fare. Contro coloro che pensano che la Catalogna potrà essere governata da Madrid, alla mercé della volontà di un presidente spagnolo. No, questo non lo vivremo.

Ma non vogliamo neanche avere sogni impossibili che ci paralizzano e generano più logoramento e frustrazione. Tutti sanno che ERC è convinta del fatto che il cammino verso l’indipendenza parte dalla democrazia e dalla difesa dei diritti sociali. Un percorso lungo, per la sovranità e di sinistra, che non ammette diserzioni al primo ostacolo. Noi non vendiamo fumo e abbiamo ben chiaro il nostro obiettivo. Ora bisogna lottare per il referendum e su questo venderemo cara la pelle. Dopo la disfatta dell’attivazione dell’articolo 155 che ha sospeso l’autogoverno catalano abbiamo recuperato la forza della Generalitat e la robustezza del paese. E abbiamo faticato in solitaria per guidare il paese e rimetterlo in carreggiata nonostante l’aggressione politica e la repressione giudiziaria che abbiamo patito come patrioti catalani e che hanno patito le istituzioni dell’autogoverno.

Oggi inizia una nuova tappa, nella quale dobbiamo fare autocritica e ripensare quello che non è venuto bene, nella convinzione che ERC non si arrende mai. Non ci siamo mai arresi e non lo faremo neanche adesso. Da oggi ci mettiamo a lavorare per recuperare l’orgoglio, il coraggio e il sostegno.

Nonostante la sconfitta continueremo nell’intento di perseguire i nostri obiettivi, come testimonia il fatto di avere 93 anni di storia e mai un caso di corruzione. Una persistenza storica nella difesa delle scuole di questo paese, dell’educazione di ogni generazione, dell’agricoltura e del lavoro dignitoso nell’industria. Abbiamo costruito, letteralmente, tutte le scuole pubbliche del paese, perché quando noi siamo arrivati al governo, negli anni 30 del XX secolo, di scuole pubbliche non ce n’erano. E successivamente, qualche generazione dopo, siamo quelli che hanno creato più docenti e professori di chiunque altro. E abbiamo aiutato le famiglie con l’università e la gratuità delle scuole materne pubbliche per i bambini di due anni.

Persisteremo nei nostri obiettivi perché noi siamo quelli che hanno proclamato la Repubblica Catalana nel 1931, quelli che hanno ripristinato la Generalitat de Catalunya nel 1932 e nel 1977. Siamo quelli che hanno difeso lo Stato Catalano nel 1934 e quelli che, grazie a Marta Rovira, abbiamo reso possibile il referendum di autodeterminazione del 1 ottobre 2017. Lo voglio rivendicare come la migliore garanzia del fatto che quando avremo l’opportunità di rifarlo, lo rifaremo. Saremo noi di ERC a farlo perché siamo noi che lo abbiamo sempre fatto.

Abbiamo patito la galera e l’esilio, e non abbiamo deragliato nella lotta per i diritti e la libertà della Catalogna. Dal 2017 abbiamo dovuto competere con le altre forze politiche in condizione di inferiorità e in solitario. Oggi dobbiamo rialzarci con forza dopo un ciclo elettorale che non è andato come speravamo. E il primo passo da fare è davanti a noi: è necessario che queste prossime elezioni europee vedano la militanza fare un passo in avanti, un passo di amor proprio, un passo per difendere il futuro della Catalogna in Europa. Per difendere la nostra agricoltura si gioca tutto in Europa, per lottare contro il cambiamento climatico e rafforzare i popoli nell’àmbito federale europeo rispetto ai superati Stati-nazione.

La Catalogna ha bisogno di un’Esquerra Republicana forte, grande e protagonista. Senza ERC non ci sarà una Catalogna libera e completa. E tutti sanno che altri giorni di mobilitazione e di lotta torneranno. Siamo il partito che ci mette la faccia e che sa che le vittorie del paese saranno nuovamente possibili grazie al lavoro di ERC, il partito più fedele al popolo della Catalogna. La Catalogna progredisce sempre quando ERC è forte. Siamo il partito che ha in mente e nel cuore tutto il paese e tutta la sua gente. Torneremo più forti che mai a guidare il cammino verso l’indipendenza.

Vogliamo tornare ad aprire il partito alle correnti più innovatrici e politicamente fertili, dal catalanismo più pragmatico fino al più idealista, che sotto i colori repubblicani e progressisti unisce tutti i democratici, moderati e radicali. Siamo la sinistra nazionale innovatrice, femminista e verde, di socialisti, liberali, sondacalisti, che abbraccia tutte le sensibilità dal centro alla sinistra: dei democratici cristiani e dai socialdemocratici fino ai comunisti e ai libertari. Mi rivolgo a tutti coloro che amano la Catalogna e i Paesi Catalani, a tutti coloro che amano la libertà e la giustizia sociale. Da questa sinistra unica, capace di creare maggioranze in tempi difficili e di costruire nuove fondamenta mi rivolgo a tutti coloro che anelano alla conquista della Repubblica Catalana. Siamo la sinistra che ama la libertà, che sa che la giustizia sociale è il fondamento della fratellanza che ci rende popolo, che ci rende fratelli e sorelle nella volontà di vivere in armonia e nel consesso di tutti i popoli del mondo.

Vogliamo riconnetterci con tutti e con ciascuno dei militanti e dei simpatizzanti per guadagnarci la fiducia per il partito e il paese. Voglio un’Esquerra Republicana in strada, a fianco della gente. Ci faremo forti lavorando con la gente e per la gente. Facendoci capire e spiegandoci meglio. E per questo contiamo su tutti per costruire con forza e autenticità una grande ERC, ampia e accogliente.

Vogliamo riconquistare la fiducia di tutte le persone di ERC e dell’insieme della cittadinanza. E vi assicuro che porteremo questo paese alla libertà.

Oriol Junqueras i Vies, President d’ERC

Puigdemont

Dichiarazioni di Carles Pugdemont

Il presidente Carles Puigdemont ha annunciato l’intenzione di presentare la sua candidatura all’investitura per la presidenza della Generalitat per poter formare un governo indipendentista. Durante la rassegna stampa per valutare i risultati elettorali, il presidente ha argomentato che “potremo trovare una maggioranza coerente. Abbiamo potenzialmente più possibilità di ottenere la fiducia se riusciamo a fare un governo di coerenza sovranista. Mentre le possibilità di investitura per il PSC passano necessariamente per il PP e non possono beneficiare né attivamente né passivamente per una astensione di Vox”. In questo senso ha fatto una domanda direttamente al candidato socialista Illa: “mantiene la promessa di non accettare i voti dell’estrema destra? Sì o no?”. Puigdemont ha avvisato anche che se i socialisti stringeranno patti con i popolari “finirà il senso del nostro accordo a Madrid”.

Il capolista di Junts+ ha detto che lavorerà per avere una maggioranza “coerente” e che lo farà sulla base di due idee: primo, un governo in Catalogna “che funzioni, di obbedienza catalana, che sia in condizione di continuare a fronteggiare Madrid”; secondo, evitare nuove elezioni: “sarebbe una notizia molto brutta per la Catalogna, per la stabilità e per i cittadini se non fossimo capaci di evitare la ripetizione delle elezioni”.

Il presidente ha negato categoricamente la possibilità di un governo con il PSC e ha chiesto all’indipendentismo di fare una riflessione profonda sui risultati ottenuti: “dopo tanti anni di mancanza di unità e di sostanziale pareggio tra le due forze politiche, è necessaria una riflessione profonda sul perché tanta gente è rimasta a casa nonostante non abbiano smesso di essere indipendentisti, o sulle ragioni per le quali c’è gente che ha deciso di votare opzioni che non hanno avuto rappresentanza”.

Aragones

Dichiarazioni del Presidente Aragonès

“Continuerò a lavorare per un paese libero e socialmente giusto. L’opposizione al governo repubblicano rappresentata dal PSC e da Junts si è imposta. Ora tocca a loro. Il blocco permanente che hanno realizzato ha impedito che potessimo portare avanti le trasformazioni che stavamo iniziando e sono riusciti nel loro proposito. Per questo ora tocca a loro gestire il nuovo scenario”. Questa è stata la reazione del Presidente della Generalitat, Pere Aragonès, rispetto ai risultati delle elezioni del 12 maggio 2024. In conferenza stampa Aragonès ha spiegato che i repubblicani hanno scelto di “essere elementi di sblocco” e di “prendere” il posto all’opposizione così come gli ha “indicato” la cittadinanza attraverso le urne.

Nella riunione preventiva della direzione di Esquerra, Aragonès ha comunicato la sua intenzione di non accettare la nomina a deputato nel nuovo Parlamento e di abbandonare la prima linea politica: “inizio una nuova tappa con lo stesso impegno, una Catalogna giusta e indipendente, aiutando il paese che amo e il partito che mi rappresenta”. Ha specificato che continuerà ad essere presidente in funzione e di voler “facilitare una transizione” anche in Esquerra grazie al suo ruolo di coordinatore generale “per contribuire ad aprire un nuovo ciclo di crescita”.

Il presidente ha rivendicato l’opera del governo della Generalitat di questa legislatura: “siamo orgogliosi della gestione e delle trasformazioni che abbiamo promosso; lasciamo un paese infinitamente più attivo di quello che abbiamo trovato”. In questo senso ha sottolineato i buoni dati economici, l’aumento del personale addetto ai servizi pubblici, la scommessa sul Catalano e misure come la scuola materna gratuita per i bambini di 2 anni e la regolamentazione del prezzo degli affitti.

“Abbiamo iniziato una legislatura con 9 prigionieri e prigioniere politiche chiuse in prigione, con esiliati e centinaia di cause pendenti. La terminiamo avendo ottenuto la liberazione dei prigionieri, con la deroga del delitto di sedizione e con l’amnistia che sta per entrare in vigore per far sì che gli esiliati possano tornare e che vengano chiuse le cause aperte”.

“Abbiamo anche dovuto scendere a patti, forse troppi, per poter portare avanti i progetti e per far avanzare il paese, a favore della maggioranza della cittadinanza”.

Il Presidente repubblicano ha constatato la perdita della maggioranza indipendentista e la svolta a destra. In merito a questo scenario ha sostenuto che l’indipendentismo deve affrontare il futuro “rivendicando il suo ruolo di progetto politico necessario per il nostro paese”. “Senza libertà nazionale non possiamo aspirare alla piena giustizia sociale”, ha concluso.

“Essere presidente della Catalogna è stato l’onore più grande della mia vita. Amo la gente di questo paese e continuerò a lavorare per un paese libero e socialmente giusto, perché i cittadini della Catalogna lo meritano”.

Vai all’analisi del voto del 13 maggio 2024

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