Suggestioni etimologiche di Helis

di Giuseppe Ruiu

“Helis Helis Arborea Arborea!” è un suggestivo -etimologicamente parlando- grido di guerra delle schiere giudicali arborensi, risuonante a gran voce sui campi di battaglia allorquando venivano innalzate le armi del giudicato, il vessillo dell’albero eradicato. 

La bandera de los sarts, come comunemente i catalano-aragonesi definivano tale insegna aggregante buona parte dei sardi di quell’epopea gloriosa ma infausta. 

Esso non fu l’unico grido di guerra appartenuto ai giudicali, sappiamo infatti, per tramite dei “Procesos contra los Arborea” (i resoconti del processo che il re d’Aragona intentò contro gli Arborea per lesa maestà e fellonia), che ve ne fu un altro, forse ancora più etimologicamente indecifrabile del precedente: Ellori, ellori, elliri, liri doy, sul quale non si intende dilungarsi se non per congetturare che potrebbe essere legato a una nenia rituale ad uso del ballo sardo che fa circa: Dillu dillu dilliri doi, ellori dilliri doi

Al tempo, invece, della vicenda del marchese di Oristano Leonardo de Alagon y Arborea, echeggiava tra i sardi ribelli all’autorità viceregia: Arborea vaia suso Aragona vaia juso, in uno slang già sardo-catalano. 

Probabilmente fin da quando gli uomini decisero di scendere in battaglia tra essi, risuonarono tali grida che avevano le più varie motivazioni guerresche: incutere timore all’avversario, esortare al combattimento i propri soldati, invocare una divinità guerriera, un luogo e una famiglia regnante o un simbolo araldico aggregante. 

Tra essi forse il più noto fu: Deus vult!, il Dio lo vuole dei crociati in Terra Santa. Ma ve ne furono molti altri nel corso della storia militare: Alalà degli ateniesi nelle guerre persiane; Aragò e Sant Jordi! dei catalano-aragonesi avversari degli arborensi; Tierra y Libertad! dei rivoluzionari messicani. 

La suggestione etimologica del nostro Helis Helis Arborea Arborea!, risiede nel fatto che non conosciamo con precisione il significato del termine Helis, forse afferente al sostrato prelatino della lingua sarda, ma è convinzione personale dello scrivente che il grido di battaglia nel suo insieme rimandi proprio alle grida d’arme, ossia a quelle invocazioni dell’emblema araldico e del regno (o famiglia regnante) che esso rappresenta. 

Le armi giudicali arborensi originariamente erano rappresentate come sappiamo dall’albero eradicato, l’albero totem, e più nello specifico il sempre verde Leccio (Quercus Ilex), qualità di quercia presente in quasi tutta l’isola e nel bacino del Mediterraneo. Albero sacro per antonomasia che in Sardegna oggi assume i nomi di: Èlighe, Èliche, Ìlighe, Ìlixi, Èlizi, Èlis… A cui il nostro Helis pare avvicinarsi foneticamente. 

Senza dilungarci troppo, queste etimologie a noi oggi spesso indecifrabili, curiosamente sopravvissute in buon numero nella descrizione della flora sarda, potrebbero derivare, come detto, da quel sostrato linguistico prelatino radicato principalmente nelle zone interne dell’isola abitate da quelle genti indomite, gli Ilienses abitatori delle Civitates Barbariae, i cui territori secoli dopo ricadranno in buona parte nel Giudicato d’Arborea: (Judicatum [B]arbarèe?). 

Forse genti progenitrici dei barbaricini del Ducato che papa Gregorio Magno in una celebre epistola di epoca alto-medievale definì: “adoratori di legni e pietre”, ligna autem et lapides adorent. 

Pur non avallando teorie di continuum storico-culturale e linguistico, allo stato scientificamente indimostrabili, tali adoratori di betili e pali totemici, di fonti e alberi sacri, sovrani sulle loro terre come recita una nota iscrizione del nuraghe Aidu Entos presso Mulargia: ILI IUR IN NURAC SESSAR, (interpretabile come: “La legge degli Iliesi sui nuraghes del Sessar”), potrebbero essere loro, e in particolare la parlata di queste popolazioni, ad avere generato gli originali termini linguistici giunti fino a noi. 

Artìculu prus bètzuTore Zirone
Ateru artìculuL’urgenza ineludibile dell’indipendenza