Il prezioso ruolo di ANS nella costruzione della coscienza nazionale sarda

Con la quarta edizione del festival Fàulas che si è svolta nei giorni scorsi a Oristano l’ANSAssemblea Nazionale Sarda, ha confermato il prezioso ruolo dell’associazionismo apartitico nella diffusione e nella costruzione della coscienza nazionale sarda attraverso la riflessione, l’analisi e la conoscenza della propria realtà nazionale e delle dinamiche culturali e linguistiche delle altre nazioni senza Stato.

Negli ultimi decenni raramente l’indipendentismo ha potuto contare su un’iniziativa associazionistica culturale che andasse oltre le dinamiche più propriamente partitiche ed elettorali. E così i movimenti e i partiti hanno dovuto, per quanto possibile, coprire anche la parte culturale dello spettro dell’iniziativa nazionale sarda.

La situazione generale della nostra area è complicata, ma da qualche anno qualcosa si è mosso e, seppur restando con i piedi per terra, non possiamo non valorizzare questi segnali.

LE REALTÀ CHE NON C’ERANO
Sul piano delle istituzioni e del governo del territorio è nata Corona de Logu, associazione degli amministratori indipendentisti, l’embrione della prima istituzione nazionale sarda su base comunitaria, ispirata alle grandi esperienze di Udalbiltza nei Paesi Baschi e di AMI – Associazione dei Municipi per l’Indipendenza in Catalogna; sul piano culturale, storico, linguistico e della coscienza della nostra identità nazionale, come stavamo dicendo, è nata ANS; sul piano sportivo è nata la FINS – Federatzione Isport Natzionale Sardu, che in particolare con la Nazionale di calcio consente un’identificazione nazionale immediata e spesso traumatica per chi non ha ancora iniziato il personalissimo processo di acquisizione della propria coscienza nazionale sarda; sul piano politico gli attivisti di alcune sigle storiche hanno scelto di abbandonare le proprie piccole certezze e di scommettere su un progetto nuovo, unitario, aperto e plurale come Repùblica che sta muovendo i suoi primi passi nel senso della strutturazione interna e del radicamento territoriale. Inoltre i rapporti tra gruppi e sigle politiche si sono per lo più rasserenati e tutto porta a pensare che da qui a medio periodo il coordinamento costante con ulteriori sigle sarà una realtà.

Alla luce di tutto questo non possiamo non gioire per iniziative come il festival Fàulas, nato per smontare gli stereotipi sulla nostra nazione, spesso scolpiti più nelle menti delle sarde e dei sardi stessi che in chi ci vede da fuori.

FÀULAS, PRIMA GIORNATA
Il festival di quest’anno, tra le innumerevoli attività artistiche, laboratoriali, culturali e formative, durante la giornata di sabato 4 ottobre 2025 ha affrontato il tema della Palestina, con un intervento di Alessandro Columbu, in “un dialogo che rompe i confini dell’Isola e ci ricorda che le nostre storie hanno un senso solo se riescono a risuonare con quelle degli altri popoli, con le loro battaglie e le loro speranze”. Un approccio suggerito negli scorsi anni anche dagli attivisti palestinesi che in appuntamenti come le Ghjurnate Internaziunale di Corti in Corsica hanno segnalato che il primo aiuto che si può dare alla causa palestinese è quello di lottare per l’autodeterminazione del proprio popolo.

Tra le “fàulas” smontate nel corso dei vari Talk Quello con Mattia Murru e il suo “In Aristanis non b’at nudda!”, quello di Mauro Piredda su “Lo standard uccide le parlate locali!”, quello di Aide Esu che riflette sulla domanda “Le basi militari portano lavoro e ricchezza?” per chiudere con quello di Marcello Tanca con “La Sardegna è svantaggiata in quanto isola” e Joyce Mattu con “I sardi sono anticomunitari?”.

GUARDARSI NELLO SPECCHIO DEL CINEMA
Una menzione a parte merita la sezione cinematografica che ha visto la proiezione del documentario “La Lingua di Gabriel” e del docufilm “Quo vadis, Sardinna?” di Antoni Conzu. Il primo racconta con la sua stessa voce in sardo la storia vera di una donna tedesca che sceglie di vivere in terra sarda e di impararne la Lingua. L’opera si chiude con l’auspicio della protagonista di vedere un giorno il sardo proclamato Lingua ufficiale di una Sardegna libera.

Il secondo è un film che affronta il tema della speculazione energetica dando voce a persone che per vicende personali, associative o politiche hanno avuto a che fare con questo problema, subendo ingiustizie e contrastando con determinazione e coerenza la svendita del nostro territorio nazionale. Il regista affronta il tema in modo aperto e trasversale, senza rinchiudere la speculazione energetica entro lo stretto ragionamento tecnico ma proponendo paralleli con le speculazioni del passato come quella dell’industrializzazione, dell’estrattivismo e delle basi militari. Tra le persone intervistate vi sono imprenditori, operai, allevatori, amministratori locali come il Sindaco di Orgosolo ed esponenti indipendentisti come Pier Franco Devias di Liberu che ha descritto la dinamica di desardizzazione vissuta sulla propria pelle negli anni della sua gioventù e come Giovani Masia, protagonista di tante battaglie per la difesa del territorio nazionale sardo con il movimento Kuiles, il Movimento Pastori Sardi, con iRS e poi con Repùblica.

FÀULAS, SECONDA GIORNATA
Nella giornata di domenica 5 ottobre 2025 sono stati affrontati i temi del rapporto tra musica di tradizione orale e jazz in sardo con Alessandra Soro e Irene Coni, dell’utilizzo della nostra storia in relazione al paesaggio e al turismo con Lidia Decandia e Francesca Arcais, del rapporto tra la sardità e della lingua sarda in relazione alle persone sarde che parlano le altre lingue di Sardegna, con Irene Coghene per l’Algherese, Alessandro Derrù per il Turritano, Matteo Leone per il Tabarchino e Riccardo Mura per il Gallurese.

Le “fàulas” smascherate della domenica sono state quella del famigerato “Pocos, locos y malunidos” con Federico Esu, del “Non vale la pena salvare le lingue locali!” con Guglielmo Diamante e del “Parlare in sardo non si appropria a una donna”, sul rapporto tra donne e lingue minorizzate nelle nazioni senza Stato, con Marina Branca per il Corso, Iria Lua Abeixon Lourenzo per il Galiziano, Federica Marrocu per il Sardo, Caterina Vittoria Roselli per il Gallurese e June Telletxea Franco per il Basco.

Il festival, puntando su una tempestiva presa di coscienza nazionale nelle nuove generazioni, ha coinvolto studentesse e studenti delle scuole superiori attraverso un laboratorio interattivo dal titolo “Cantu nd’ischis de s’istòria de sa Sardigna” nonché i bambini, con attività di lettura in sardo.